Anche il secondo mese dell’anno è andato e quindi ecco a voi le letture, questa volta serie, che mi sono particolarmente piaciute!
Il mese scorso qualcuno mi ha scritto chiedendomi se i libri che avevo letto mi avessero effettivamente aiutato nella pratica clinica, quindi ho deciso di aggiungere anche questo commento alle descrizioni! Pronti? Queste sono le mie letture di Febbraio 2016:
- La dislessia. Una guida per genitori e insegnanti: teoria, trattamenti e giochi
: ho letto con molta curiosità questo libro, non perché volessi approfondire il tema della dislessia, ma per tutta la parte introduttiva e teorica. In questo testo l’autrice spiega con parole chiare e concrete il funzionamento e le caratteristiche del SAS (Sistema Attentivo Superiore) sottolineandone l’importanza nello svolgimento dei compiti quotidiani e quindi nel controllo dei singoli moduli. Il SAS è un sistema che funge da supervisore, non solo nella lettura, ma anche in altre attività come calcolare, scrivere, andare in bicicletta o suonare uno strumento. L’autrice di questo libro ha anche un blog (pianeta dislessia) in cui sono condivisi alcuni contenuti interessanti. Come applicare i contenuti nella pratica clinica? In questo libro si fa riferimento ad uno studio di Geiger e Lettvin (1987) che sottolinea l’importanza dei giochi manuali e delle attività fino-motorie nel centrare e allenare il focus attentivo. Interessante vero? Anche a questo scopo trovate delle info e degli esempi nel blog pianetadislessia.com, qui trovate un esempio di attività!
- Psicoaritmetica: questo libro era nella mia lista dei desideri da moltissimo tempo. Dopo aver riletto i libri sul metodo Montessori non ho potuto non prenderlo! Il libro è pratico, specifico e concreto, nel classico stile di Maria Montessori. La parte iniziale è quella che mi è interessata di più perché sono descritti in modo dettagliato i materiali e le modalità per presentare i numeri e il sistema decimale. Nei capitoli successivi, dedicati al calcolo, ho apprezzato molto la tavola per imparare le tabelline (e le divisioni). Le attività proposte sono molto semplici e concrete e nell’introduzione è specificato che queste attività sono frutto dello studio di Maria Montessori e non hanno avuto studi scientifici che ne verificassero la validità. Credo che questo libro possa essere utile alle insegnanti, se non altro per conoscere un metodo alternativo per fare le proposte didattiche. Come applicare i contenuti nella pratica clinica? Essendo un metodo molto concreto mi ha dato molti spunti e attività da utilizzare, ad esempio i numeri smerigliati (per l’esperienza sensomotoria della formazione del numero) o le aste dei numeri! Queste ultime sono asticelle di legno che rappresentano i numeri da 1 a 10. Ogni unità è lunga 10 cm (quindi l’asta del numero 1 è lunga 10cm e l’asta del 10 è lunga 1mt) e sono colorate in modo da evidenziare il numero di unità dalle quali sono composte! Possono essere usate in diversi modi con i bambini, ad esempio riordinandole, sommandole o comparandole (es. le aste del 2 e del 3 insieme fanno l’asta del 5). Come vedete sono attività semplici, ma devo dire che ai bambini piacciono molto!
- “Il disturbo che non c’è” su Mente & Cervello di Gennaio 2016! Mi sono imbattuta per caso in questo articolo e non ci potevo credere: un articolo, in una rivista italiana, che parla di SPD (Sensory Processing Disorder) e di Terapia Occupazionale!
E’ stato scritto da Melinda Wenner Moyer, una “science & health writer” mamma di un bambino con SPD. L’articolo gira intorno al fatto che questo disturbo non sia ancora stato riconosciuto e ne descrive le caratteristiche. Al di là che sia o meno riconosciuto come disturbo specifico credo anch’io, come l’autrice, che le difficoltà di processazione meritino più attenzione! Sappiamo che una iper o ipo risposta agli stimoli sensoriali può provocare risposte comportamentali disfunzionali, quindi una valutazione accurata di questi aspetti può darci informazioni preziose sulla natura di alcuni comportamenti! Tornando all’articolo, forse per un problema di traduzione, invece che terapista occupazionale si legge spesso “terapeuta occupazionale”. Non mi piace per niente! Inoltre, alla fine dell’articolo si legge la frase “…la terapia occupazionale in sé non ha lo status di una disciplina medica”. Ma??? Come??? Certo che lo siamo, esattamente come tutte le altre professioni sanitarie!! Questo ci tengo a sottolinearlo!
Cosa pensate di questi testi? Spero possano tornare utili anche a voi!
A presto,
ciao ciao
Francesca